In occasione dell’ultima assemblea annuale del GEDAC ad Ajaccio nel giugno 2024, il nostro collega Sébastien VIAUD, DipECVD, ha presentato una rassegna di questa dermatosi in gran parte sconosciuta.
Introduzione: Una condizione cutanea complessa e sconcertante
La sebadenite granulomatosa (SG) è una dermatosi infiammatoria idiopatica caratterizzata da una distruzione progressiva e irreversibile delle ghiandole sebacee, essenziali per la produzione di sebo, elemento cruciale per l’omeostasi cutanea. Seppur rara, questa condizione solleva continue domande riguardo la sua eziologia e fisiopatologia, portando a significative difficoltà nella diagnosi e nella gestione terapeutica.
L’impatto della SG sul benessere animale è innegabile. I cani affetti possono presentare lesioni cutanee antiestetiche, intenso prurito e complicazioni infettive ricorrenti, che compromettono notevolmente la loro qualità di vita. Inoltre, la sebadenite rappresenta un onere emotivo e finanziario per i proprietari, che si trovano di fronte a una malattia cronica che richiede cure costanti e visite veterinarie regolari. Nei casi più gravi, l’eutanasia può essere considerata come ultima risorsa per porre fine alla sofferenza dell’animale.
Questa relazione di conferenza mira a fornire una panoramica completa delle conoscenze attuali sulla sebadenite canina, basata sui dati disponibili nella letteratura scientifica. Esamineremo gli aspetti epidemiologici, le ipotesi fisiopatologiche, le manifestazioni cliniche, gli approcci diagnostici, le strategie terapeutiche e le prospettive di ricerca in questo campo.
Epidemiologia: Prevalenza e fattori di rischio
La sebadenite è considerata una malattia rara nei cani. La sua prevalenza esatta è difficile da stimare per la mancanza di studi epidemiologici su larga scala. Tuttavia, i dati raccolti in vari studi retrospettivi suggeriscono che la SG colpisce preferenzialmente cani adulti giovani o di mezza età, di età compresa tra 1 e 5 anni.
Predisposizioni razziali: Indizi genetici cruciali
Sono state osservate marcate predisposizioni razziali, il che suggerisce fortemente che fattori genetici siano coinvolti nell’eziologia della sebadenite. Le razze canine più comunemente colpite sono:
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Akita Inu: In questa razza, è stata chiaramente dimostrata una modalità di ereditarietà autosomica recessiva, il che significa che i cani affetti hanno ereditato due copie del gene difettoso, una da ciascun genitore.
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Barbone Standard: Studi hanno anche dimostrato una predisposizione genetica alla SG nel Barbone Standard, sebbene la modalità di trasmissione non sia ancora stata chiarita con precisione.
L’Akita Inu è la razza più colpita dalla SG.
Sono state segnalate altre razze canine potenzialmente predisposte alla sebadenite, tra cui:
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Bichon Havanese
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Lhasa Apso
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Chow-Chow
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Pastore Tedesco
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Samoiedo
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Vizsla
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Springer Spaniel
Ma anche altre razze sono colpite.
L’osservazione di una concentrazione familiare dei casi di SG, con diversi cuccioli di una stessa cucciolata affetti, rafforza notevolmente l’ipotesi di una componente genetica predominante nello sviluppo di questa malattia.
Nessuna predisposizione sessuale evidente
Non è stata stabilita con certezza una significativa predisposizione sessuale nella sebadenite canina. Alcuni studi hanno suggerito una prevalenza leggermente superiore nei maschi, ma queste osservazioni non sono state confermate da altri lavori. È quindi probabile che entrambi i sessi siano colpiti in egual misura.
Fisiopatologia: Decifrare i complessi meccanismi di distruzione delle ghiandole sebacee
La fisiopatologia della sebadenite canina rimane un campo di ricerca attivo. Nonostante numerosi studi, i meccanismi che portano alla distruzione delle ghiandole sebacee permangono poco chiari. Diverse ipotesi, spesso correlate, sono state formulate per spiegare questo complesso processo patologico:
1. Ipotesi di un difetto ereditario nello sviluppo delle ghiandole sebacee:
Questa ipotesi suggerisce che un’anomalia genetica, trasmessa ereditariamente, influenzerebbe lo sviluppo e la differenziazione delle ghiandole sebacee fin dalle fasi embrionali o fetali. Questo difetto di sviluppo renderebbe le ghiandole sebacee più vulnerabili a danni successivi, portando alla loro distruzione precoce.
Argomenti a favore di questa ipotesi:
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Marcate predisposizioni razziali: L’esistenza di forti predisposizioni razziali suggerisce una base genetica della malattia.
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Coinvolgimento possibile di più cuccioli di una cucciolata: La concentrazione familiare dei casi di SG rafforza l’ipotesi di una trasmissione ereditaria.
2. Ipotesi di una malattia autoimmune:
Secondo questa ipotesi, la sebadenite sarebbe una malattia autoimmune in cui il sistema immunitario del cane attacca le proprie ghiandole sebacee, riconoscendole come elementi estranei.
Argomenti a favore di questa ipotesi:
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Presenza di un infiltrato infiammatorio linfocitario intorno alle ghiandole sebacee: L’esame istopatologico delle biopsie cutanee rivela la presenza di linfociti T e cellule dendritiche presentanti l’antigene intorno ai follicoli piliferi e ai dotti sebacei, suggerendo una reazione immunitaria contro queste strutture.
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Efficacia di alcuni immunomodulatori utilizzati nel trattamento delle malattie autoimmuni. Ciò potrebbe suggerire un coinvolgimento del sistema immunitario nella patogenesi della malattia.
3. Ipotesi di un disordine primario della cheratinizzazione:
Alcuni autori suggeriscono che la sebadenite potrebbe derivare da un’anomalia primaria della cheratinizzazione follicolare. L’ipercheratosi follicolare, caratterizzata da un accumulo eccessivo di cheratina nei follicoli piliferi, è una lesione istologica frequentemente osservata nella SG.
Argomenti a favore di questa ipotesi:
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Ipercheratosi follicolare: La presenza di una marcata ipercheratosi follicolare potrebbe ostruire i dotti sebacei, impedendo il normale flusso di sebo e favorendo l’infiammazione e la distruzione secondaria delle ghiandole sebacee.
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Efficacia dei retinoidi in alcuni casi: I retinoidi, molecole che modulano la differenziazione e la proliferazione dei cheratinociti, hanno mostrato una certa efficacia nel trattamento della SG nei cani in alcuni casi, il che potrebbe suggerire un ruolo della cheratinizzazione nella patogenesi della malattia.
4. Ipotesi di un’anomalia del metabolismo lipidico:
È anche concepibile che un’anomalia del metabolismo lipidico che influenzi la composizione del sebo o la cheratinizzazione follicolare possa giocare un ruolo nello sviluppo della sebadenite.
Argomenti a favore di questa ipotesi:
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Risposta positiva alla vitamina A, ai retinoidi e agli oli topici in alcuni casi: La vitamina A, i retinoidi e gli oli topici possono influenzare il metabolismo lipidico e la cheratinizzazione follicolare e hanno mostrato una certa efficacia nel trattamento della SG nei cani in alcuni casi.
5. Ipotesi di una reazione di ipersensibilità:
Alcuni autori hanno suggerito che la sebadenite potrebbe essere una reazione di ipersensibilità, che coinvolge una risposta immunitaria ad un antigene presente nell’apparato sebaceo.
Argomenti a favore di questa ipotesi:
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Reazione positiva a certi immunosoppressori, usati per trattare le allergie, il che potrebbe indicare un ruolo dell’ipersensibilità nella patogenesi della malattia.
È importante sottolineare che queste diverse ipotesi non si escludono a vicenda. La fisiopatologia della sebadenite è probabilmente multifattoriale e comporta una complessa interazione di fattori genetici, immunologici, ambientali e metabolici. Ulteriori ricerche sono necessarie per comprendere meglio i meccanismi precisi della distruzione delle ghiandole sebacee e per identificare nuovi bersagli terapeutici.
Manifestazioni cliniche: un quadro polimorfo ed evolutivo
Le manifestazioni cliniche della sebadenite canina sono variabili e possono differire a seconda della razza del cane, dello stadio di evoluzione della malattia e della possibile presenza di complicazioni infettive.
Segni clinici precoci: sottili e insidiosi
I primi segni clinici della sebadenite sono spesso sottili e insidiosi e possono passare inosservati per un certo periodo. Generalmente comprendono:
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Fodere pilifere: L’accumulo di cheratina e sebo intorno alla base del pelo, formando delle “fodere” biancastre o giallastre, è considerato un segno clinico precoce e caratteristico della SG. Queste fodere pilifere sono particolarmente visibili nelle razze a pelo lungo, ma possono essere più difficili da rilevare nelle razze a pelo corto.
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Squamosi: Possono essere osservate squame secche, bianche o giallastre, in particolare sulla testa, sul dorso, sui fianchi e sulla coda. La squamosi può essere localizzata o generalizzata e la sua intensità è variabile.
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Ipotricosi: Può verificarsi una perdita di pelo progressiva, localizzata o generalizzata. L’ipotricosi può essere inizialmente discreta, ma può evolvere in una significativa alopecia nei casi avanzati. Nell’Akita Inu, l’ipotricosi è spesso grave e costituisce un importante segno clinico della malattia.
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Alterazioni del colore e della consistenza del pelo: Il pelo può diventare opaco, fragile, secco e friabile. Possono anche essere osservate alterazioni del colore, con il pelo che diventa più chiaro o più scuro del normale.
Segni clinici avanzati: più evidenti e debilitanti
Man mano che la malattia progredisce, i segni clinici diventano più evidenti e debilitanti. Si osservano quindi:
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Piodermite: Le infezioni batteriche secondarie, favorite dall’alterazione della barriera cutanea e dall’accumulo di sebo, sono frequenti nella sebadenite. La piodermite si manifesta con pustole, papule, croste, eritema e infiammazione cutanea. Può aggravare il prurito e il disagio dell’animale.
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Prurito: Il prurito è un sintomo variabile nella SG. Alcuni cani non presentano prurito, mentre altri soffrono di prurito intenso e incessante, che li spinge a grattarsi, leccarsi e mordicchiarsi eccessivamente. Il prurito può essere aggravato da infezioni secondarie.
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Croste: Le croste possono formarsi a seguito di infezioni batteriche secondarie, lesioni da grattamento o accumulo di sebo e detriti cellulari.
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Odore rancido: Un odore sgradevole, rancido o di “cane bagnato” può emanare dalla pelle a causa dell’accumulo di sebo, dell’infiammazione e delle infezioni secondarie.
Variabilità interrazziale delle manifestazioni cliniche:
Le manifestazioni cliniche della sebadenite possono variare a seconda della razza del cane colpito. Ad esempio:
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Akita Inu: La SG si manifesta generalmente con una condizione cherato-seborroica generalizzata, con numerose maniche di pelo, un’ipotricosi progressiva marcata, frequente prurito e frequenti complicanze infettive. Possono anche essere osservati segni di malattia sistemica, come febbre, malessere e perdita di peso.
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Barboncino: I segni clinici includono tipicamente squame aderenti, alopecia progressiva, pelo opaco e fragile, e una distribuzione dorsale preferenziale delle lesioni.
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Vizsla: Una forma particolare di SG, caratterizzata da lesioni ulcerate, in particolare sui padiglioni auricolari, è stata descritta nel Vizsla.
Diagnosi: un percorso metodico per confermare il sospetto clinico
La diagnosi di sebadenite si basa su un approccio metodico che comprende un’anamnesi dettagliata, un esame clinico completo e indagini complementari appropriate.
Anamnesi: Raccogliere informazioni preziose
L’anamnesi, ovvero il colloquio con il proprietario, permette di raccogliere informazioni preziose sulla storia della malattia, in particolare:
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Razza del cane: Identificazione delle razze predisposte alla SG.
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Età del cane: La SG colpisce preferibilmente cani adulti giovani o di mezza età.
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Esordio e progressione delle lesioni: Caratterizzazione dell’insorgenza e del progresso dei segni clinici (maniche pilifere, squame, ipotricosi, prurito).
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Trattamenti precedenti: Valutazione dell’efficacia dei trattamenti già implementati.
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Presenza di altri segni clinici: Febbre, malessere, perdita di peso, ecc.
Esame clinico: Osservare e palpare le lesioni
L’esame clinico completo del cane è un passo essenziale della diagnosi. Permette di osservare e palpare le lesioni cutanee, ricercare maniche pilifere, valutare l’estensione dell’ipotricosi e quantificare il prurito.
Esami complementari: Conferma della diagnosi
Gli esami complementari sono necessari per confermare la diagnosi di sebadenite ed escludere altre patologie cutanee che potrebbero presentare sintomi clinici simili. Gli esami più comunemente utilizzati sono:
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Citologia cutanea: La citologia ottenuta da un campionamento cutaneo permette di identificare infezioni batteriche o fungine secondarie, che sono frequenti nella SG.
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Coltura fungina: Una coltura fungina è indicata in caso di sospetto di dermatofitosi, infezione micotica della pelle e del pelo che può presentare sintomi clinici simili alla SG.
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Raschiato cutaneo: Il raschiato cutaneo viene effettuato per cercare la presenza di Demodex canis, un acaro responsabile della demodicosi, una malattia parassitaria che può anch’essa causare lesioni cutanee infiammatorie e ipotricosi.
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Biopsia cutanea ed esame istopatologico: L’esame istopatologico delle biopsie cutanee è l’esame di riferimento per confermare la diagnosi di sebadenite. Permette di visualizzare la distruzione delle ghiandole sebacee, l’infiammazione granulomatosa circostante e l’ipercheratosi follicolare, che sono le caratteristiche istologiche della SG.
Diagnosi differenziale: Escludere altre malattie della pelle
La sebadenite deve essere distinta da altre malattie della pelle che possono presentare sintomi clinici simili, in particolare:
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Demodicosi
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Dermatofitosi
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Leishmaniosi
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Follicolite batterica
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Disordini primari della cheratinizzazione (displasia follicolare, ittiosi, ecc.)
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Dysendocrinie (ipotiroidismo, iperadrenocorticismo)
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Dermatosi nutrizionali
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Lupus eritematoso sistemico
Trattamento: Una sfida terapeutica costante
Il trattamento della sebadenite canina rappresenta una vera e propria sfida terapeutica. Ad oggi, nessun trattamento permette una guarigione definitiva della malattia, in quanto la distruzione delle ghiandole sebacee è irreversibile. L’obiettivo del trattamento è quindi quello di controllare i sintomi clinici, migliorare il comfort dell’animale, rallentare la progressione della malattia e prevenire le complicazioni infettive secondarie.
Principi generali del trattamento: un approccio completo e individualizzato
Il trattamento della sebadenite si basa su un approccio completo e individualizzato che tiene conto di diversi fattori:
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Trattamento sintomatico: Il trattamento sintomatico mira ad alleviare i sintomi della malattia, in particolare prurito, infiammazione e infezioni secondarie.
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Trattamento a vita: La SG è una malattia cronica e incurabile che richiede un trattamento a lungo termine, eventualmente a vita, per controllare i segni clinici e prevenire le recidive.
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Adattamento del trattamento: Il protocollo terapeutico deve essere adattato a ciascun paziente, tenendo conto della razza, della gravità delle lesioni, della presenza di complicazioni infettive e della tolleranza dei diversi trattamenti.
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Comunicazione con i proprietari: Una comunicazione chiara e trasparente con i proprietari è essenziale per informarli sulla natura cronica della malattia, sugli obiettivi del trattamento, sulle cure domiciliari necessarie e sulla prognosi a lungo termine.
Prognosi: un impegno a lungo termine per un maggiore comfort
La prognosi della sebadenite canina è variabile e dipende da diversi fattori, tra cui:
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La razza del cane: Le razze predisposte alla SG, come l’Akita Inu e il Barbone Standard, hanno generalmente una prognosi meno favorevole rispetto ad altre razze.
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La gravità delle lesioni: Maggiore è la distruzione delle ghiandole sebacee e più estese sono le lesioni cutanee, peggiore sarà la prognosi.
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La risposta al trattamento: Alcuni cani rispondono bene al trattamento, con un significativo miglioramento dei segni clinici e una stabilizzazione della malattia. Altri cani mostrano solo un miglioramento limitato o nullo, nonostante un trattamento appropriato.
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La compliance dei proprietari: La gestione della SG richiede un impegno a lungo termine da parte dei proprietari, sia per quanto riguarda le cure regolari, la somministrazione di farmaci e i controlli veterinari. La compliance dei proprietari è quindi un fattore cruciale per il successo del trattamento e il miglioramento della qualità di vita del cane.
Nei casi più gravi, quando le lesioni sono estese, il prurito è intenso e la qualità di vita dell’animale è compromessa, l’eutanasia può essere considerata come ultima risorsa per porre fine alla sofferenza del cane. Questa decisione difficile deve essere presa in consultazione con i proprietari, tenendo conto di tutti i fattori medici, comportamentali ed etici.
Prospettive di ricerca: esplorare nuove strade per una migliore assistenza
La ricerca sulla sebadenite canina è attivamente in corso, con l’obiettivo di:
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Comprendere meglio la fisiopatologia della malattia: Identificare i geni, i meccanismi immunitari e i fattori ambientali coinvolti che contribuiscono allo sviluppo della SG.
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Sviluppare nuovi trattamenti più efficaci e meglio tollerati: Esplorare nuovi bersagli terapeutici, come le terapie mirate all’infiammazione o alle cellule immunitarie coinvolte nella distruzione delle ghiandole sebacee. Sviluppare trattamenti topici più performanti per idratare la pelle, regolare la produzione di sebo e prevenire le infezioni secondarie.
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Sviluppare strumenti diagnostici più precoci e migliori: Consentire una diagnosi più precoce della sebadenite, prima che si instaurino lesioni cutanee gravi. Sviluppare test genetici per identificare i cani portatori dei geni di predisposizione alla SG.
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Migliorare la qualità di vita dei cani affetti da SG: Sviluppare strategie di gestione complete che integrino gli aspetti medici, nutrizionali e comportamentali per migliorare il comfort e il benessere degli animali colpiti.
Conclusione: una patologia complessa che richiede un approccio multidisciplinare
La sebadenite canina è una malattia cutanea complessa e debilitante che rappresenta una sfida importante per i veterinari e i proprietari di cani. Nonostante i progressi nella comprensione della malattia, molte domande rimangono senza risposta. La ricerca continua è essenziale per migliorare la diagnosi, il trattamento e la gestione generale della SG al fine di offrire una migliore qualità di vita ai cani affetti.
Un approccio multidisciplinare che coinvolga dermatologi veterinari, patologi, immunologi e genetisti è necessario per far progredire la comprensione e la cura di questa complessa malattia. La collaborazione tra veterinari pratici, ricercatori e proprietari di cani affetti da SG è anche cruciale per migliorare la gestione di questa malattia e il benessere degli animali.
FAQ
1. La sebadenite è contagiosa?
No, la sebadenite non è una malattia contagiosa. Non può essere trasmessa da un cane all’altro, né all’essere umano. Si tratta di una condizione idiopatica, le cui cause esatte non sono ancora del tutto comprese, ma che non è associata a un agente infettivo trasmissibile.
2. Esiste un test genetico per rilevare la sebadenite?
Attualmente, non esiste un test genetico disponibile in commercio per rilevare la sebadenite canina. Tuttavia, la ricerca è in corso per identificare i geni coinvolti nella malattia, ed è possibile che in futuro saranno disponibili test genetici. Questi test potrebbero consentire di identificare i cani portatori dei geni di predisposizione alla SG, e quindi di evitare la riproduzione di animali a rischio di sviluppare la malattia.
3. L’alimentazione può giocare un ruolo nella sebadenite?
Una dieta equilibrata e di alta qualità è essenziale per la salute generale della pelle e del pelo. Nel caso della sebadenite, l’integrazione con acidi grassi essenziali (AGE), in particolare omega-3 e omega-6, può essere benefica per migliorare la qualità del pelo, ridurre l’infiammazione e rafforzare la barriera cutanea. Tuttavia, l’integrazione con AGE non può curare la malattia e non sostituisce gli altri trattamenti necessari.
4. Quali sono i segni che dovrebbero allertare i proprietari e spingerli a consultare un veterinario?
I proprietari dovrebbero prestare attenzione ai segni che potrebbero indicare la sebadenite, come ad esempio:
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Maniche di pelo: Accumuli di cheratina e sebo attorno alla base dei peli che formano maniche biancastre o giallastre.
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Squame: Piccole placche cutanee secche, bianche o giallastre.
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Perdita di pelo (ipotricosi o alopecia): Localizzata o generalizzata.
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Prurito: Grattarsi, leccarsi o mordicchiarsi eccessivamente.
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Lesioni cutanee infiammatorie: Rossore, gonfiore, pustole, croste.
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Odore rancido o di “cane bagnato”: Emanato dalla pelle.
L’insorgenza di uno o più di questi segni dovrebbe spingere i proprietari a consultare un veterinario per una diagnosi e un trattamento appropriati.
5. Cosa possono fare i proprietari per migliorare il comfort del loro cane con sebadenite?
I proprietari possono svolgere un ruolo importante nella gestione del loro cane con sebadenite, adottando le seguenti misure:
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Seguire scrupolosamente le raccomandazioni del veterinario: Somministrare i trattamenti topici e sistemici prescritti, rispettare la frequenza dei bagni e delle cure, e attenersi agli appuntamenti di controllo.
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Spazzolare regolarmente il proprio cane: Per rimuovere squame, croste e maniche del pelo, e per stimolare la circolazione sanguigna cutanea.
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Assicurare un ambiente pulito e confortevole: Limitare l’esposizione agli allergeni e agli irritanti e mantenere una buona igiene dell’habitat del cane.
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Monitorare l’insorgenza di segni di infezione secondaria: Rossore, gonfiore, pus, dolore, ecc. Consultare rapidamente il veterinario in caso di infezione secondaria.
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Comunicare regolarmente con il veterinario: Per segnalare qualsiasi cambiamento nello stato del proprio cane o difficoltà nella gestione della malattia. Una buona comunicazione tra veterinario e proprietari è essenziale per ottimizzare il trattamento della sebadenite e migliorare la qualità di vita del cane.
Ricerche correlate
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