Diagnosi sperimentale delle dermatofitosi canine e feline.

Share DermaVet Insights ;-)

 


Autore: William Bordeau 
Studio VetDerm,
1 avenue Foch 94700 MAISONS-ALFORT


Gli esami complementari in dermatologia del gatto devono essere eseguiti in diverse circostanze. Innanzitutto, sono ovviamente necessari in caso di sospetta dermatofitosi. Va ricordato che essa presenta un grande pleomorfismo clinico e può manifestarsi con alopecia, squamosi, ma anche con dermatosi pruriginosa o persino semplici aree di iperpigmentazione. Gli esami sono anche attuati in gatti debilitati o gattini che presentano una dermatosi, qualunque essa sia. Sono anche utili in presenza di lesioni compatibili con una dermatofitosi in una persona a contatto con l’animale.
 

La lampada di Wood ha un interesse parziale

Il primo esame supplementare che può essere eseguito è quello con la lampada di Wood. Si tratta di una lampada a raggi ultravioletti che emette una radiazione compresa tra 320 e 400 nm, che causa una fluorescenza. Questa varia tra il giallo e il verde, o addirittura dal blu al verde, e può essere presente su diverse porzioni del pelo, a seconda dello stadio evolutivo della dermatosi.
La metà dei ceppi di Microsporum canis, che è la principale specie responsabile delle dermatofitosi feline, provoca fluorescenza. Quindi, l’assenza di fluorescenza non permette di escludere una dermatofitosi, tutt’altro. Questa assenza può verificarsi in presenza di ceppi non fluorescenti di Microsporum canis, in caso di semplice portage cutaneo senza infezione, di dermatofitosi dovuta ad un’altra specie, di applicazione preventiva di topici antimicotici e, naturalmente, quando non c’è dermatofitosi. Esistono inoltre cause di falsi positivi. Ad esempio, il sebo e diversi topici danno una colorazione verdastra che a volte può essere confusa con una fluorescenza. Si raccomanda di utilizzare lampade elettriche piuttosto che quelle a batteria. Infatti, queste ultime possono essere causa di falsi negativi legati alla bassa intensità della luce che emettono dopo un certo tempo. Per prevenire questi falsi negativi, è anche importante lasciare riscaldare la lampada, poiché la lunghezza d’onda e l’intensità luminosa dipendono dalla sua temperatura.

L’esame diretto è rapido

È anche possibile effettuare un esame diretto dei peli colpiti da tigna, su cui si cercano spore e ife. Si tratta di un esame poco costoso e rapido da eseguire.
I peli possono essere depositati in diversi agenti per migliorare la visualizzazione degli agenti fungini. Il lattofenolo è generalmente utilizzato, ma l’idrossido di potassio o il calcofluoro sono anch’essi interessanti. Successivamente, l’insieme viene coperto da un coprioggetto e osservato al microscopio con obiettivi 4, 10 e 40. Un piccolo trucco consiste nel ricercare una fluorescenza con una lampada di Wood per determinare quale area osservare preferenzialmente al microscopio. All’esame microscopico si cercano i peli che hanno perso la loro struttura “classica”, che sono rotti, più larghi, e di aspetto filamentoso. A un ingrandimento maggiore, devono essere osservate spore e ife alla periferia. Questo esame complementare è interessante, perché, a differenza di quello con la lampada di Wood, consente di ottenere una diagnosi di certezza e l’immediata attuazione dei trattamenti, senza la necessità di eseguire una coltura micologica.

La coltura micologica è il riferimento

La coltura micologica costituisce il metodo di riferimento per diagnosticare una dermatofitosi. Può essere eseguita direttamente in clinica o gli elementi possono essere inviati a un laboratorio dove lavorano persone specializzate in micologia veterinaria, poiché l’identificazione delle dermatofitosi è delicata.
In clinica, si può utilizzare un mezzo DTM (Dermatophyte Test Medium). Il campione può essere costituito da peli e squame delicatamente posati sull’agar. Soprattutto, non bisogna seppellirli. I mezzi DTM utilizzati nelle strutture veterinarie presentano un indicatore colorimetrico che vira al rosso in caso di crescita fungina o in presenza di un agente contaminante, per modifica del pH del mezzo. Se si tratta di un dermatofita, il viraggio è simultaneo alla crescita fungina, mentre è tardivo in caso di contaminante. Infatti, il cambiamento di colore testimonia solo la crescita di un elemento sull’agar. Bisogna però fare attenzione, perché alcuni dermatofiti, come Microsporum persico lor, fanno virare il mezzo tardivamente, come un contaminante.

Se viene scelto un laboratorio specializzato, a esso vengono inviati gli stessi campioni. Altre tecniche di prelievo consistono nell’utilizzare un tappeto precedentemente sterilizzato o uno spazzolino da denti. Essi vengono strofinati energicamente sull’animale e poi, successivamente, delicatamente applicati sul terreno di Sabouraud. Una volta inoculato il terreno di coltura, esso viene conservato a una temperatura compresa tra 24 e 27 °C, al buio. Il terreno di coltura deve essere osservato quotidianamente e conservato per tre settimane.
Indipendentemente dalla tecnica utilizzata e dal luogo in cui verrà eseguita la coltura, la diagnosi definitiva può essere ottenuta solo tramite la realizzazione di un flag di Roth. Questo metodo consiste nell’applicare un piccolo pezzo di nastro adesivo sulla coltura prima di depositarlo su un vetrino, dopo avervi precedentemente depositato una goccia di blu di metilene. Una seconda goccia viene posizionata sulla parte superiore del nastro adesivo, prima di applicare un coprioggetto e procedere a un esame microscopico. Vengono quindi ricercate ife, spore, artigli e macroconidi, che permetteranno sia di stabilire una diagnosi definitiva, sia di identificare il dermatofita responsabile.

dermatophytoses-canines-felines2

La biopsia è raramente richiesta

Le biopsie cutanee sono generalmente inutili nella diagnosi delle dermatofitosi. Tuttavia, possono essere necessarie, in particolare in caso di infezione granulomatosa, di masse o di piodermite profonda. Gli elementi fungini vengono evidenziati dopo una colorazione PAS. Se le biopsie non li contengono, è interessante aggiungere delle croste nella formalina, avendo cura di specificarlo all’istologo.

La diagnostica delle dermatofitosi utilizza quindi tecniche semplici, generalmente poco costose. L’interpretazione di questi esami complementari può tuttavia essere delicata. Non esitate quindi a effettuare un altro esame complementare, o a farlo confermare da un laboratorio specializzato e, infine, a riconsiderare la diagnosi iniziale.

photo1

 

Share DermaVet Insights ;-)

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Torna in alto