Le dermatosi del planum nasale canino rappresentano una sfida diagnostica singolare per il veterinario pratico, nonostante la loro relativa frequenza in consultazione dermatologica. La diversità eziologica di queste affezioni, unita alla frequente sovrapposizione dei quadri clinici, richiede un approccio metodico rigoroso che la nostra collega Laura Ordeix ha presentato durante l’ultimo congresso ESVD tenutosi a Bilbao, in Spagna.
A differenza del gatto nel quale predominano le neoplasie, il cane presenta prevalentemente processi infiammatori localizzati in questa struttura anatomica altamente specializzata. L’obiettivo di questa revisione è proporre un approccio diagnostico sistematizzato, fondato sul riconoscimento di pattern lesionali specifici, che permetta di orientare efficacemente l’iter clinico e paraclinico.
Particolarità Anatomiche e Istologiche del Planum Nasale
Organizzazione Macroscopica e Suddivisione Topografica
La comprensione approfondita dell’architettura del planum nasale costituisce un prerequisito indispensabile all’interpretazione clinica. Questa struttura si suddivide in tre entità topografiche distinte il cui interessamento selettivo riveste un valore diagnostico. La porzione dorsale corrisponde alla superficie più estesa e più esposta alle aggressioni ambientali. Gli orifizi narinari sono delimitati dalle pieghe alari, mentre il filtro centrale forma un solco verticale che separa la porzione superiore del labbro.
Questa organizzazione anatomica non è casuale dal punto di vista diagnostico. Alcune affezioni presentano una distribuzione preferenziale: le vasculopatie colpiscono frequentemente il filtro a causa della sua vascolarizzazione particolare, mentre la piodermite mucocutanea interessa elettivamente le pieghe alari.
Caratteristiche Istologiche Distintive
L’istologia del planum nasale differisce sostanzialmente da quella della cute pelosa adiacente. La superficie presenta un’architettura pavimentosa caratteristica, composta da strutture poligonali separate da solchi profondi. Questa particolare tessitura, talvolta designata con il termine anglosassone “cobblestone”, risulta dall’organizzazione complessa delle creste epidermiche.
L’epidermide del planum nasale manifesta una marcata acantosi, caratterizzata da un notevole ispessimento. Lo strato corneo presenta anch’esso uno spessore notevole, con un’ipercheratosi fisiologica che può essere ortocheratosica o paracheratosica. Le creste papillari profonde conferiscono alla superficie il suo rilievo caratteristico. La scomparsa di questa architettura rappresenta un segno patologico maggiore, osservato in diverse affezioni infiammatorie.
Il derma presenta una particolarità notevole: l’assenza completa di strutture annessiali. Né ghiandole sudoripare, né ghiandole sebacee, né follicoli piliferi sono identificabili in questa regione. Ogni cresta papillare contiene un’unità neurovascolare individualizzata, probabilmente coinvolta nelle funzioni sensoriali, nella termoregolazione e nel mantenimento dell’umidità superficiale.
Variazioni istologiche regionali si osservano all’interno dello stesso planum nasale. L’epidermide si assottiglia progressivamente a livello delle narici e del filtro. Quest’ultima struttura presenta una particolarità vascolare distintiva: il suo derma racchiude arteriole di calibro superiore, spiegando la sua vulnerabilità specifica alle vasculopatie e arteriti.
Metodologia Diagnostica Strutturata
Identificazione Precisa del Pattern Lesionale
Questa prima tappa si basa sull’analisi semiologica minuziosa delle lesioni osservate. Il clinico deve caratterizzare la natura dell’interessamento predominante: si tratta di una modificazione pigmentaria, di una perdita di sostanza, di un accumulo di materiale corneificato o di una proliferazione tissutale? La distribuzione topografica costituisce simultaneamente un criterio discriminante. Una lesione strettamente confinata al filtro orienta verso uno spettro eziologico distinto da quello di un interessamento diffuso dell’intero planum nasale.
Gerarchizzazione delle Ipotesi Differenziali
Per ciascun pattern identificato, si impone l’elaborazione di un elenco differenziale strutturato. Questa gerarchizzazione integra la prevalenza epidemiologica delle affezioni, le predisposizioni razziali documentate, l’età di insorgenza e i dati anamnestici. Un Pastore Tedesco che presenta erosioni delle pieghe alari evocherà prioritariamente una piodermite mucocutanea, mentre un Labrador Retriever che manifesta un’ipercheratosi secca orienterà verso una paracheratosi ereditaria o un’ipercheratosi idiopatica.
Protocollo di Indagine Complementare
La conferma diagnostica necessita dell’implementazione sequenziale di esami complementari mirati. L’approccio progredisce dalle tecniche non invasive e immediatamente disponibili verso le indagini più complesse, riservate alle situazioni in cui i primi approcci rimangono non conclusivi.
Classificazione Lesionale e Diagnosi Differenziali
Alterazioni Pigmentarie con Distruzione Architetturale
Questo pattern associa una modificazione cromatica del planum nasale a una cancellazione progressiva della tessitura pavimentosa normale. Su un tartufo inizialmente nero, la depigmentazione conferisce un aspetto grigio-bluastro liscio, mentre un tartufo marrone acquisisce una tonalità rosata. L’evoluzione naturale conduce alla comparsa di eritema, poi di erosioni, ulcerazioni e infine croste nelle forme croniche.
Il lupus eritematoso discoide costituisce l’eziologia più frequentemente riscontrata in questa categoria. Questa dermatosi autoimmune inizia tipicamente con una depigmentazione della porzione dorsale, estendendosi progressivamente alle pieghe alari e alla giunzione cutaneo-mucosa. La leishmaniosi rappresenta una diagnosi differenziale trasversale maggiore, particolarmente nelle regioni mediterranee e in altre zone di endemia. Le lesioni leishmaniose possono mimare perfettamente il lupus discoide nei loro stadi iniziali, con possibilità di estensione ulteriore alla cute periferica pelosa.
Lupus cutaneo nasale
La sindrome uveodermatologica, denominata anche sindrome Vogt-Koyanagi-Harada-like, associa caratteristicamente manifestazioni oculari all’interessamento nasale. La presenza di un’uveite concomitante orienta fortemente verso questa diagnosi, benché l’interessamento cutaneo possa talvolta precedere i segni oculari. Le dermatopatie ischemiche, che raggruppano diverse vasculopatie, possono generare un quadro clinico simile, frequentemente accompagnato da lesioni cutanee extracraniche, in particolare podali o auricolari.
Il lupus eritematoso sistemico, forma generalizzata meno frequente, si accompagna abitualmente a manifestazioni sistemiche polimorfe: poliartrite, glomerulonefrite, anemia emolitica autoimmune o trombocitopenia. Il linfoma T epiteliotropo cutaneo colpisce preferenzialmente gli animali anziani e presenta generalmente altre localizzazioni cutanee concomitanti: placche eritematose, noduli o dermatite esfoliativa generalizzata.
Modificazioni Pigmentarie senza Alterazione Strutturale
In questo pattern, il colore del planum nasale si modifica mentre l’architettura pavimentosa rimane integralmente preservata. L’assenza di infiammazione costituisce la caratteristica semiologica fondamentale.
La vitiligine si manifesta con una depigmentazione maculare progressiva, interessando preferenzialmente alcune razze: Rottweiler, Dobermann e Pastore Belga presentano una suscettibilità aumentata. Questa affezione autoimmune che colpisce i melanociti interessa tipicamente diverse giunzioni cutaneo-mucose simultaneamente: labbra, palpebre e cuscinetti plantari possono presentare modificazioni simili.
La depigmentazione idiopatica, talvolta qualificata come fisiologica e designata con l’espressione inglese “Snow Nose”, insorge in razze specifiche quali il Labrador Retriever o il Siberian Husky. Questa modificazione cromatica, spesso reversibile stagionalmente, non si accompagna ad alcun segno infiammatorio né ad alterazione della tessitura superficiale.
Vitiligine
Dermatiti Erosive e Ulcerative
Le perdite di sostanza caratterizzano questo pattern, con implicazioni prognostiche variabili secondo l’estensione e la profondità lesionale. La topografia costituisce un elemento discriminante maggiore, giustificando una suddivisione in quattro sottocategorie.
Ulcerazione Estensiva del Planum Nasale
L’interessamento completo e diffuso del planum nasale traduce generalmente affezioni severe ad insorgenza brusca. Le reazioni medicamentose gravi, in particolare la necrolisi epidermica tossica, provocano una distruzione epidermica massiva. Questa entità, analoga alla sindrome di Stevens-Johnson umana, costituisce un’emergenza dermatologica associata a una prognosi riservata.
I pemfigo rappresentano un gruppo di dermatosi autoimmuni bollose. Il pemfigo volgare, forma più severa, colpisce le giunzioni intercellulari epidermiche profonde, generando bolle flaccide che evolvono rapidamente verso erosioni estese. Il pemfigo paraneoplastico, entità descritta più recentemente, si associa a una neoplasia sottostante, frequentemente linfoide. Il pemfigoide bolloso, che colpisce la giunzione dermo-epidermica, può anch’esso provocare un quadro simile.
La leishmaniosi, nelle sue forme severe, genera ulcerazioni estensive suscettibili di mimare queste affezioni autoimmuni. L’aspergillosi nasale, benché primariamente un’infezione fungina delle cavità nasali profonde, può secondariamente erodere il planum nasale nei casi cronici trascurati.
Erosioni Localizzate alle Pieghe Alari
Questa distribuzione lesionale evoca prioritariamente la piodermite mucocutanea, affezione particolarmente frequente nel Pastore Tedesco. Questa piodermite profonda colpisce elettivamente le giunzioni cutaneo-mucose, le pieghe alari nasali costituendo una localizzazione privilegiata. Il lupus eritematoso mucocutaneo, variante benigna del lupus discoide descritta inizialmente nel Pastore Tedesco e nel Collie, presenta una distribuzione simile.
La leishmaniosi e l’aspergillosi nasale figurano anch’esse tra le diagnosi differenziali di questo sotto-pattern. L’estensione progressiva dalle cavità nasali verso il planum nasale esterno caratterizza l’aspergillosi nei suoi stadi avanzati.
Ulcere e Fissure della Porzione Rostrale
Fissure lineari profonde che compaiono sui bordi narinari definiscono questo sotto-pattern. L’arteriopatia alare nasale del Pastore Tedesco costituisce l’eziologia specifica di questa razza. Questa vasculopatia idiopatica genera ulcerazioni lineari bilaterali e simmetriche delle ali nasali.
La leishmaniosi, attraverso il suo tropismo vascolare secondario ai depositi di complessi immuni, può produrre lesioni morfologicamente simili. Le vasculiti idiopatiche rappresentano un gruppo eterogeneo di affezioni la cui diagnosi si basa essenzialmente sull’esclusione delle altre eziologie.
Ulcerazione Circoscritta del Filtro
Un’ulcerazione unica, ben delimitata e localizzata strettamente al filtro caratterizza questo sotto-pattern altamente specifico. L’arterite dermica del filtro nasale, descritta preferenzialmente nelle razze di grande taglia come il San Bernardo, risulta da un’infiammazione mirata delle arteriole dermiche di questa regione. La vascolarizzazione particolare del filtro, caratterizzata dalla presenza di arteriole di calibro superiore, spiega questa suscettibilità selettiva.
Durante la fase di cicatrizzazione delle vasculiti che interessano il filtro, si osserva frequentemente una depigmentazione focale residua. La leishmaniosi e le vasculiti idiopatiche completano lo spettro differenziale di questo sotto-pattern.
Dermatiti Squamo-Crostose
L’accumulo di squame e croste sulla superficie del planum nasale definisce questo pattern, suddiviso in due entità distinte secondo le caratteristiche del materiale accumulato.
Lesioni Squamo-Crostose di Origine Pustolosa
Le croste giallastre friabili, facilmente staccabili, evidenziano una dermatite pustolosa sottostante. Il pemfigo foliaceo, dermatosi autoimmune più frequente in medicina veterinaria, colpisce le giunzioni intercellulari epidermiche superficiali. Le pustole primarie, fragili e transitorie, evolvono rapidamente verso croste. L’estensione simmetrica alla canna nasale e alla faccia costituisce una caratteristica semiologica evocativa.
Il pemfigo eritematoso rappresenta una forma localizzata e clinicamente più benigna, considerata da alcuni autori come una variante del pemfigo foliaceo. Le lesioni rimangono generalmente confinate alla faccia, con un interessamento predominante del planum nasale e della canna nasale.
La dermatofitosi, benché rara in questa localizzazione, merita considerazione. Nannizzia persicolor, precedentemente denominato Microsporum persicolor, presenta un tropismo particolare per le zone glabre e può generare un quadro clinico che mima un pemfigo foliaceo, particolarmente in presenza di una sovrainfezione batterica secondaria.
Lesioni Ipercheratosiche Secche
L’ispessimento marcato dello strato corneo conferisce al planum nasale un aspetto secco, rugoso e frequentemente fissurato. L’ipercheratosi nasale idiopatica colpisce preferenzialmente le razze brachicefale. Questa affezione, di eziologia sconosciuta, si caratterizza per un accumulo eccessivo di cheratina senza infiammazione sottostante identificabile.
L’ipercheratosi naso-digitale interessa simultaneamente il planum nasale e i cuscinetti plantari, insorgendo tipicamente negli animali anziani. La paracheratosi nasale ereditaria, affezione autosomica recessiva descritta nel Labrador Retriever, inizia precocemente nella vita ed evolve progressivamente verso un’ipercheratosi secca marcata.
La dermatosi zinco-responsiva raggruppa diverse entità cliniche legate a un deficit di zinco, sia esso alimentare o genetico. Le razze nordiche presentano una suscettibilità aumentata alle forme genetiche. La dermatite necrotica superficiale, denominata anche sindrome epatocutanea, si associa a un’epatopatia severa o, più raramente, a un glucagonoma pancreatico. L’ipercheratosi nasale si accompagna a un interessamento podale caratteristico e a lesioni delle giunzioni cutaneo-mucose.
La leishmaniosi, in alcune delle sue presentazioni cliniche, genera un’ipercheratosi nasale, talvolta accompagnata da una sovrainfezione batterica secondaria. Il cimurro, benché raro dalla generalizzazione della vaccinazione, può occasionalmente provocare un’ipercheratosi naso-digitale nelle sue forme croniche.
Dermatiti Papulo-Nodulari
La presenza di papule o noduli, singoli o multipli, sulla superficie del planum nasale definisce questo pattern. I processi granulomatosi o piogranulomatosi, siano essi infettivi o sterili, costituiscono le eziologie predominanti.
La leishmaniosi produce frequentemente lesioni nodulari del planum nasale. Questi noduli presentano talvolta un aspetto caratteristico a “cratere vulcanico”, con un’ulcerazione centrale circondata da un orletto periferico. La sindrome granuloma-piogranuloma sterile rappresenta un gruppo di affezioni infiammatorie idiopatiche la cui eziologia rimane incompresa. L’assenza di agenti infettivi identificabili all’esame citologico e istopatologico costituisce un criterio diagnostico fondamentale.
Le micosi profonde, in particolare la criptococcosi, generano lesioni nodulari del planum nasale. Queste infezioni fungine sistemiche colpiscono preferenzialmente gli animali immunodepressi. La prototecosi, infezione da un’alga ubiquitaria, può anch’essa produrre noduli nasali, benché questa localizzazione rimanga eccezionale.
L’istiocitosi reattiva merita un’attenzione particolare. Questa proliferazione istiocitaria può generare un rigonfiamento diffuso e caratteristico del planum nasale, designato con l’espressione “naso da clown”. Questa tumefazione massiva provoca frequentemente uno stridore respiratorio per ostruzione meccanica delle vie aeree superiori. Le neoplasie, benché meno frequenti nel cane che nel gatto, completano lo spettro differenziale di questo pattern.
Strategia di Indagine Diagnostica
Esami di Prima Intenzione
La citologia costituisce l’esame iniziale imprescindibile nell’indagine delle dermatosi del planum nasale. Questa tecnica semplice, poco invasiva e immediatamente realizzabile in ambulatorio fornisce informazioni diagnostiche preziose. I calchi per apposizione diretta o dopo scarificazione superficiale permettono l’identificazione di infezioni batteriche, lieviti, amastigoti di Leishmania o cellule acantolitiche evocative di pemfigo.
La qualità del prelievo condiziona l’affidabilità dei risultati. Le croste devono essere delicatamente sollevate, il materiale sottostante prelevato e steso su vetrino. Le pustole intatte, quando osservate, rappresentano strutture privilegiate per il prelievo. Il loro contenuto, ricco di cellule infiammatorie ed eventuali batteri, offre una finestra diagnostica ottimale.
Esplorazioni Ematiche e Sierologiche
Un bilancio ematologico e biochimico completo si impone per valutare lo stato generale e ricercare manifestazioni sistemiche. L’elettroforesi delle proteine sieriche riveste un’importanza particolare nel contesto di sospetta leishmaniosi, questa parassitosi accompagnandosi frequentemente a un’ipergammaglobulinemia policlonale caratteristica.
L’analisi delle urine completa la valutazione sistemica, permettendo in particolare la rilevazione di una proteinuria suggestiva di lupus eritematoso sistemico o di leishmaniosi con interessamento renale. La sierologia per leishmaniosi si impone sistematicamente nelle zone di endemia, indipendentemente dal pattern lesionale osservato. La diversità delle presentazioni cliniche di questa parassitosi giustifica questo approccio sistematico.
Indagini Microbiologiche
La coltura batterica con antibiogramma trova la sua indicazione in presenza di un’infezione batterica confermata citologicamente, particolarmente quando presenta un carattere profondo o ricorrente. La piodermite mucocutanea del Pastore Tedesco, frequentemente associata a germi resistenti, beneficia particolarmente di questo approccio.
Il prelievo deve effettuarsi dopo accurata pulizia della superficie lesionale, idealmente a livello di una pustola intatta o del fondo di un’erosione recente. Le colture fungine si considerano di fronte a un sospetto di dermatofitosi o micosi profonda, benché queste affezioni rimangano relativamente rare in questa localizzazione.
Diagnostica Molecolare e Genetica
Il test genetico per la paracheratosi nasale ereditaria del Labrador Retriever costituisce un progresso diagnostico significativo. Questa indagine non invasiva, realizzata su prelievo salivare o ematico, permette di confermare la diagnosi prima di considerare una biopsia. Gli animali omozigoti per la mutazione sviluppano sistematicamente la malattia, mentre gli eterozigoti rimangono clinicamente sani ma possono trasmettere l’affezione alla loro discendenza.
Istopatologia Cutanea
La biopsia cutanea rappresenta l’esame di riferimento per la diagnosi definitiva di numerose dermatosi del planum nasale, particolarmente le affezioni autoimmuni, le neoplasie e le dermatosi infiammatorie sterili. La tecnica di prelievo condiziona sostanzialmente la qualità diagnostica.
Il sito di biopsia deve essere selezionato giudiziosamente. Le lesioni recenti e attive offrono le modificazioni istopatologiche più caratteristiche. Il prelievo deve includere il margine lesionale, integrando simultaneamente la cute interessata e la cute periferica sana. Il centro di un’ulcera cronica, costituito da tessuto necrotico, fornisce generalmente informazioni diagnostiche limitate e deve essere evitato.
La tecnica del punch bioptico da 6 o 8 millimetri costituisce l’approccio privilegiato. Diversi prelievi si rivelano spesso necessari per aumentare la sensibilità diagnostica, particolarmente nelle affezioni autoimmuni dove le modificazioni istopatologiche possono presentare una distribuzione focale. L’immunoistochimica e le tecniche di biologia molecolare completano l’arsenale diagnostico nelle situazioni complesse, in particolare per la diagnosi differenziale tra processi infiammatori e neoplastici.
Considerazioni Cliniche Pratiche
Approccio Terapeutico Diagnostico
La piodermite mucocutanea illustra l’interesse di un approccio terapeutico diagnostico. Di fronte a un Pastore Tedesco che presenta erosioni delle pieghe alari, l’instaurazione di un’antibioticoterapia costituisce un approccio ragionato prima di considerare una biopsia. Gli antibiotici sistemici o topici, secondo la gravità lesionale, vengono somministrati per due settimane.
Una risposta clinica favorevole, anche parziale, conforta l’ipotesi di piodermite mucocutanea e permette di differire la biopsia. Al contrario, l’assenza totale di miglioramento dopo questo periodo giustifica la rapida realizzazione di una biopsia per esplorare le ipotesi di lupus eritematoso mucocutaneo o di altre dermatosi a mediazione immunitaria.
Gestione delle Affezioni Ricorrenti
La piodermite mucocutanea, particolarmente nel Pastore Tedesco, presenta frequentemente un carattere ricorrente. Questa cronicità evolutiva riflette abitualmente l’esistenza di un’affezione sottostante, la dermatite atopica costituendo l’eziologia predominante. La stimolazione antigenica cronica secondaria all’allergia genera un’alterazione della barriera cutanea e una disregolazione immunitaria locale, favorendo le infezioni batteriche ricorrenti.
La gestione a lungo termine necessita imperativamente dell’identificazione e del controllo di questa dermatite atopica primaria. Il trattamento sintomatico isolato degli episodi infettivi, senza presa in carico dell’allergia, conduce inevitabilmente a recidive. Una stimolazione antigenica prolungata può teoricamente far evolvere una piodermite mucocutanea verso una dermatosi a mediazione immunitaria, illustrando il continuum patogenico tra processo infettivo e disimmunità.
Importanza della Leishmaniosi
La leishmaniosi merita una considerazione particolare nell’approccio diagnostico delle dermatosi del planum nasale canino. Questa parassitosi vettoriale, trasmessa da flebotomi, presenta una distribuzione geografica mediterranea predominante, con estensione progressiva verso territori settentrionali precedentemente indenni.
Il polimorfismo clinico notevole di questa affezione giustifica la sua posizione trasversale nelle diagnosi differenziali. La leishmaniosi può mimare praticamente tutti i pattern lesionali descritti: depigmentazione con distruzione architetturale che evoca un lupus discoide, ulcerazioni estensive che simulano un pemfigo, ipercheratosi secca che mima una dermatosi zinco-responsiva, o noduli che suggeriscono un processo neoplastico.
Questa versatilità semiologica impone la realizzazione sistematica di una sierologia per leishmaniosi nelle zone di endemia, indipendentemente dal quadro clinico osservato. La rilevazione di amastigoti all’esame citologico, benché altamente specifica, presenta una sensibilità limitata. L’assenza di identificazione parassitaria diretta non esclude affatto la diagnosi.
Prospettive e Sfide Diagnostiche
L’approccio mediante riconoscimento di pattern lesionali trasforma una problematica diagnostica complessa in un iter strutturato e riproducibile. Questa metodologia permette di razionalizzare le ipotesi differenziali e di ottimizzare l’utilizzo delle risorse diagnostiche.
L’evoluzione costante delle conoscenze in dermatologia veterinaria arricchisce continuamente la nostra comprensione di queste affezioni. La caratterizzazione genetica progressiva delle dermatosi ereditarie, come la paracheratosi nasale del Labrador Retriever, apre prospettive diagnostiche non invasive. Lo sviluppo di strumenti molecolari per la rilevazione di agenti infettivi migliora la sensibilità diagnostica.
I progressi in immunodermatologia affinano la nostra comprensione dei meccanismi fisiopatologici sottostanti le dermatosi autoimmuni. Questa migliore conoscenza patogenica orienta lo sviluppo di terapeutiche mirate, più efficaci e meglio tollerate degli immunosoppressori convenzionali.
La modificazione degli ecosistemi e il riscaldamento climatico influenzano la distribuzione geografica di vettori patogeni come i flebotomi. Questa espansione territoriale della leishmaniosi verso regioni storicamente indenni necessita una vigilanza aumentata e un adattamento dei protocolli diagnostici. Il clinico deve ormai considerare questa parassitosi in contesti geografici dove era precedentemente eccezionale.
Sintesi
Le dermatosi del planum nasale canino costituiscono un insieme eterogeneo di affezioni il cui approccio diagnostico beneficia di una metodologia strutturata. Il riconoscimento di cinque pattern lesionali principali permette di razionalizzare l’iter clinico e di gerarchizzare le ipotesi differenziali. La comprensione approfondita dell’anatomia e dell’istologia specifiche di questa regione anatomica illumina l’interpretazione semiologica e spiega alcune suscettibilità lesionali selettive.
La citologia costituisce l’esame di prima intenzione, fornendo rapidamente informazioni diagnostiche preziose. L’istopatologia rimane l’indagine di riferimento per la diagnosi definitiva di numerose affezioni, particolarmente le dermatosi autoimmuni e neoplastiche. La leishmaniosi, a causa del suo notevole polimorfismo clinico, deve essere sistematicamente considerata nelle zone di endemia.
L’approccio terapeutico diagnostico trova il suo posto in alcune situazioni cliniche specifiche, in particolare la piodermite mucocutanea. Il riconoscimento di affezioni sottostanti, come la dermatite atopica che favorisce le infezioni ricorrenti, condiziona il successo della gestione a lungo termine. L’evoluzione delle conoscenze e lo sviluppo di nuovi strumenti diagnostici arricchiscono continuamente il nostro arsenale terapeutico e migliorano la prognosi di queste affezioni.


