Dalla cheratosi attinica al carcinoma epidermoide nel gatto

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In occasione delle ultime giornate annuali del GEDAC, le nostre colleghe Anne Roussel e Pauline De Fornel hanno avuto l’opportunità di fare un bilancio completo in oncologia, dalla cheratosi attinica al carcinoma a cellule squamose. Una panoramica degli ultimi sviluppi sia patogenetici che terapeutici.

La transizione dalla cheratosi attinica (KA) al carcinoma cutaneo a cellule squamose (SCC) felino rappresenta un’area di grande interesse nell’oncologia veterinaria, sottolineando l’importanza di una profonda comprensione dei meccanismi patogenetici, di una diagnosi accurata e di una gestione terapeutica appropriata. Questo cancro cutaneo, comune nei gatti, è intrinsecamente legato all’esposizione ai raggi ultravioletti (UV) e colpisce in particolare gli animali con il pelo chiaro. Queste conferenze hanno esplorato le varie sfaccettature di questa patologia, dalle sue origini precancerose alle opzioni terapeutiche più avanzate.

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Il Carcinoma Cutaneo a Cellule Squamose Felino, una Sfida Importante nell’Oncologia Veterinaria

Il carcinoma cutaneo a cellule squamose (SCC) è un cancro comune e potenzialmente pericoloso nei gatti, che colpisce principalmente la pelle e le mucose. Costituisce il terzo tumore cutaneo più comune in questa specie, rappresentando circa il 10% di tutti i tumori cutanei felini e fino a due terzi dei tumori delle palpebre. L’eziologia di questa neoplasia è fortemente associata a fattori ambientali, in particolare un’eccessiva esposizione ai raggi ultravioletti (UV), unita a predisposizioni individuali come il pelo chiaro e l’età avanzata. I gatti a pelo bianco, ad esempio, hanno un rischio 13 volte superiore di sviluppare un SCC cutaneo rispetto ai gatti colorati. Sebbene l’SCC cutaneo felino sia caratterizzato da una significativa aggressività locale, spesso terebrica o proliferativa, il suo potenziale metastatico è generalmente limitato, stimato a circa il 5% dei casi, con la maggior parte delle metastasi osservate nei linfonodi regionali. Questo profilo comportamentale del tumore sottolinea l’imperativo di una diagnosi e di una gestione terapeutica precoci al fine di ottimizzare la prognosi e mantenere una qualità di vita adeguata per l’animale.

La Cheratosi Attinica: Il Preludio Precancerosa del Carcinoma Cutaneo a Cellule Squamose

La cheratosi attinica (KA), nota anche come cheratosi solare, rappresenta una lesione cutanea precancerosa che spesso precede l’insorgenza del carcinoma a cellule squamose cutanee. Il suo sviluppo è il risultato di un effetto cumulativo dei raggi UV sulla pelle, sottolineando l’importanza dell’esposizione solare cronica per tutta la vita dell’animale.

Definizione ed Eziologia della Cheratosi Attinica

In medicina umana, la KA è riconosciuta come un grave problema di salute pubblica nelle regioni con forte esposizione solare, come l’Australia, dove la prevalenza è notevole. I fattori predisponenti includono il fototipo cutaneo (classificazione di Fitzpatrick), l’età (adulti di età superiore ai 60 anni in medicina umana, gatti di età superiore ai 9 anni per l’SCC) e il sesso (gli uomini sono più frequentemente colpiti, probabilmente a causa di una minore protezione solare). Nei nostri amici felini, così come nei cani e nei cavalli, la KA è anche il risultato di un’eccessiva esposizione solare. I gatti bianchi sono particolarmente predisposti alla KA e all’SCC, così come le aree del corpo meno pelose.

Patogenesi e Meccanismi Molecolari della Trasformazione

Il meccanismo alla base della formazione della cheratosi attinica e della sua progressione verso il carcinoma a cellule squamose è complesso e coinvolge alterazioni genetiche indotte dai raggi UV. I raggi UV sono classificati in tre categorie: gli UVC, normalmente filtrati dallo strato di ozono; gli UVB, noti per essere lo spettro più eritematogeno; e gli UVA, che hanno un’azione più profonda e sono considerati i più dannosi, in particolare nella lunghezza d’onda da 320 a 340 nanometri. Questa esposizione cumulativa ai raggi UV porta a danni diretti e indiretti al materiale genetico dei cheratinociti. Gli UVA producono specie reattive dell’ossigeno, come gli anioni superossidi, che causano danni ossidativi agli acidi nucleici. Gli UVB, d’altra parte, inducono errori di appaiamento delle basi nucleotidiche nel DNA, portando alla formazione di fotoprodotti mutageni come i dimeri di pirimidine, e quindi mutazioni. Un attore chiave nella protezione contro questi danni è il gene P53, un gene soppressore tumorale. Quando il materiale genetico è alterato, il P53 può indurre l’apoptosi (morte cellulare programmata) se i danni sono irreparabili, oppure arrestare il ciclo cellulare per consentire la riparazione del DNA. Tuttavia, mutazioni del gene P53 sono frequentemente osservate nelle lesioni di KA e SCC, e anche nelle aree perilesionarie, il che compromette questa funzione protettiva e favorisce l’espansione clonale dei cheratinociti precancerosi e cancerosi. L’esposizione ai raggi UV favorisce anche la produzione di acido arachidonico, un mediatore pro-infiammatorio, che viene convertito in prostaglandine dalle ciclossigenasi (COX). Le prostaglandine sono potenti mediatori dell’infiammazione che promuovono la proliferazione cellulare, l’invasione tumorale, l’angiogenesi (formazione di nuovi vasi sanguigni che alimentano il tumore) e la crescita delle cellule tumorali, e persino le metastasi. È stata dimostrata una sovraespressione della ciclossigenasi 2 (COX-2) nelle lesioni di KA e SCC nell’uomo, negli animali da laboratorio, nei gatti e nei cani. Infine, l’epigenetica, cioè l’influenza dello stile di vita e dell’ambiente (come l’esposizione solare) sulla lettura dei geni, gioca un ruolo cruciale. I geni coinvolti nelle lesioni precancerose e cancerose possono essere modificati durante tutta la vita dell’individuo, influenzando la maturazione delle lesioni e la loro evoluzione verso il cancro. La cheratosi attinica può evolvere in tre modi: regressione spontanea (nel 25% dei casi in medicina umana), stabilità o, purtroppo, progressione verso un carcinoma a cellule squamose invasivo. I primi stadi della cheratosi attinica sono considerati reversibili se l’esposizione solare è efficacemente limitata. Oltre questo stadio, le lesioni non sono più reversibili, da qui l’importanza capitale della diagnosi precoce per la prevenzione.

Manifestazioni Cliniche e Diagnosi della Cheratosi Attinica

Le lesioni di cheratosi attinica si localizzano preferenzialmente sulle zone meno pelose ed esposte al sole, come il tartufo, i padiglioni auricolari, le regioni temporali, le palpebre, le labbra e l’addome, in particolare nei gatti bianchi e con gli occhi azzurri che sono molto predisposti. Inizialmente, la KA può presentarsi sotto forma di una dermatite solare, paragonabile a una scottatura solare degenerante, con eritema e alcune squame, accompagnate da depilazione. Queste lesioni tendono ad aggravarsi di estate in estate, rendendo la pelle sempre più vulnerabile. Progressivamente, le lesioni possono diventare più crostose, più depilate, eritematose, con talvolta un arricciamento del bordo libero del padiglione auricolare o del tartufo. Possono essere osservate anche corna cutanee, che indicano una proliferazione degli strati superficiali dell’epidermide. Possono comparire lesioni ulcerate, spesso dovute al prurito e al grattamento, il che rende difficile la distinzione clinica con un carcinoma a cellule squamose precoce. La diagnosi differenziale della cheratosi attinica include diverse affezioni cutanee come le dermatofitosi, le scottature solari, le balaniti, le reazioni di ipersensibilità, i fenomeni autoimmuni come il pemfigo e la rogna notoedrica. A causa della complessità della diagnosi clinica e della necessità di distinguere queste lesioni da un processo neoplastico infiltrante, la realizzazione di una citologia e, in modo imperativo, di una biopsia è cruciale per confermare la diagnosi e guidare la gestione. L’esame istopatologico permette di osservare displasie epidermiche, dermatosi attiniche, iperplasia e una modificazione delle fibre elastiche del derma. La membrana basale rimane conservata fino allo stadio di carcinoma in situ, ma è distrutta nelle forme infiltranti, segnando così la progressione verso l’SCC.

Il Carcinoma Cutaneo a Cellule Squamose Felino: Un’Entità Oncologica Aggressiva

Il carcinoma a cellule squamose (SCC) è un tumore maligno derivante dai cheratinociti, le cellule che costituiscono lo strato superficiale della pelle. È caratterizzato da una pronunciata aggressività locale, ma da un potenziale metastatico relativamente basso, sebbene siano possibili metastasi linfonodali regionali.

Dalla cheratosi attinica al carcinoma epidermoide nel gatto

Carcinoma a cellule squamose del tartufo

Dalla cheratosi attinica al carcinoma epidermoide nel gatto

Coinvolgimento diffuso dell’orecchio in un gatto bianco

Epidemiologia e Fattori di Rischio del Carcinoma Cutaneo a Cellule Squamose Felino

Come accennato in precedenza, l’SCC è un cancro comune nei gatti, che rappresenta il terzo tumore cutaneo più frequente. Una predisposizione dei gatti con pelo chiaro, e in particolare dei gatti bianchi, è un fattore di rischio ben riconosciuto a causa della loro maggiore sensibilità ai raggi ultravioletti (UV). L’esposizione solare cronica è il principale fattore eziologico, gli UV causano danni genetici cumulativi. L’età avanzata (generalmente dopo i 9 anni) è anche un fattore di rischio importante, così come le predisposizioni genetiche e, in alcuni casi, il coinvolgimento di alcuni virus come il papillomavirus. Le lesioni appaiono più spesso sulle zone glabre o poco pigmentate del viso, includendo il tartufo, il muso, i canthus degli occhi, i padiglioni auricolari e le labbra. Lesioni facciali multiple sono frequentemente osservate, in circa il 30% dei casi.

Manifestazioni Cliniche e Classificazione dei Tumori

I segni clinici del SCC sono vari e possono evolvere con la progressione della malattia. Inizialmente, le lesioni possono presentarsi sotto forma di una crosta con un eritema periferico, evolvendo frequentemente verso una lesione ulcerata terebrante. Altri segni allarmanti includono ulcere persistenti che non guariscono, perdita di peli localizzata, croste che non scompaiono, ferite croniche e modificazioni del colore della pelle. Questi tumori sono localmente molto aggressivi, spesso infiltrano e distruggono i tessuti circostanti. Sebbene il potenziale metastatico sia limitato (circa il 5%), le metastasi linfonodali regionali sono le più comuni. Uno studio sui carcinomi a cellule squamose orali felini ha persino rivelato metastasi linfonodali nel 31% dei gatti e metastasi polmonari nel 10% dei casi. La classificazione dei tumori secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è essenziale per la valutazione prognostica e la decisione terapeutica. Distingue gli stadi in base all’infiltrazione e alle dimensioni del tumore:

  • Tis : in situ

  • T1 : superficiale, < 2 cm

  • T2 : poco infiltrante, 2-5 cm

  • T3 : infiltrazione sottocutanea, > 5 cm, o infiltrazione delle fasce, muscoli, cartilagini, ossa

  • T4 : qualsiasi dimensione con infiltrazione più profonda. La dimensione del tumore è un fattore prognostico fondamentale, le piccole lesioni essendo associate a risultati terapeutici molto più favorevoli. Ad esempio, per una truffectomia, la sopravvivenza mediana è di 16 mesi per i tumori di stadio < T2, contro solo 5 mesi per i tumori > T3.

Forme Specifiche del Carcinoma a Cellule Squamose Felino

Il CEC può svilupparsi in diverse localizzazioni, ognuna delle quali presenta delle particolarità cliniche e prognostiche:

Carcinoma a Cellule Squamose dell’Orecchio

Con il 72% dei casi, l’orecchio è l’area più frequentemente colpita, in particolare i bordi o la base dell’orecchio. I sintomi includono gonfiore o ulcere, croste o sanguinamenti, prurito, grattamento, tremori della testa, dolore e perdita di peso. Sebbene l’infiltrazione locale sia spesso limitata, la prognosi è infausta se il cancro è già avanzato.

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Carcinoma a Cellule Squamose Orale

Si tratta del tumore orale più frequente nel gatto. Questo tipo è particolarmente aggressivo e può diffondersi rapidamente alle strutture vicine. Le localizzazioni più frequenti sono il mascellare (38% dei casi), la lingua/faringe, la mandibola, le labbra, la guancia o l’amigdala. La prognosi varia in base alla localizzazione: migliore per le lesioni della guancia o dell’amigdala (sopravvivenza mediana di 724 giorni), ma più cupa per le lesioni faringee caudali (sopravvivenza inferiore a 50 giorni). I sintomi includono dolore o difficoltà a mangiare, perdita di appetito e di peso, salivazione eccessiva, sanguinamento della bocca, gonfiore del viso o della mascella e la presenza di una massa visibile o di un’ulcera. La valutazione dell’estensione per le forme orali è cruciale e include citopunture dei linfonodi mandibolari (anche di dimensioni normali) e radiografie toraciche. La TC è inoltre indispensabile per valutare l’osteolisi sottostante, molto frequente in questa patologia.

Diagnosi del Carcinoma Cutaneo a Cellule Squamose Felino

La diagnosi definitiva del SCC si basa su un approccio metodico. Un attento esame clinico è il primo passo, consentendo di identificare masse o anomalie cutanee sospette. Tuttavia, la conferma della natura maligna del tumore richiede imperativamente una biopsia della lesione, seguita da un esame istopatologico al microscopio. Per valutare l’estensione della malattia e rilevare eventuali metastasi, vengono utilizzate tecniche di imaging complementari:

  • Le radiografie e le ecografie possono essere impiegate per valutare la diffusione locale e regionale.

  • La tomografia computerizzata (TC) è particolarmente utile, anzi indispensabile, per i tumori voluminosi o infiltranti, in particolare per valutare l’estensione dell’osteolisi sottostante nelle forme orali.

  • Vengono raccomandate le citopunture con ago sottile dei linfonodi regionali (in particolare mandibolari) in caso di adenomegalia (aumento delle dimensioni dei linfonodi) sospetta.

Strategie Terapeutiche: Un Percorso Personalizzato per il Gatto Affetto da SCC

La gestione terapeutica del carcinoma cutaneo a cellule squamose felino è complessa e deve essere individualizzata, tenendo conto dell’aggressività locale del tumore e della necessità di preservare la qualità di vita dell’animale. La chiave per risultati favorevoli risiede nella gestione precoce della lesione. La scelta della modalità terapeutica dipende da diversi criteri oggettivi e soggettivi, tra cui la localizzazione e il volume del tumore, lo stato generale del gatto, la valutazione dell’estensione (sebbene la sua importanza sia minore per il SCC cutaneo), la disponibilità e il costo dei trattamenti, nonché considerazioni estetiche e la motivazione del proprietario. Una conferma diagnostica tramite biopsia è indispensabile prima di iniziare qualsiasi trattamento radicale.

Chirurgia: Il Trattamento di Scelta Curativo

L’escissione chirurgica radicale della lesione è spesso il trattamento di prima scelta quando ciò è tecnicamente realizzabile e accettato dal proprietario. L’obiettivo principale della chirurgia in oncologia è ottenere una guarigione mediante l’asportazione completa del tumore con margini sani.

Casi di lesioni auricolari: L’amputazione del padiglione auricolare è considerata un intervento chirurgico relativamente semplice ed è il più delle volte curativa, soprattutto se l’intervento avviene prima che l’intero padiglione sia infiltrato. Sebbene ciò possa comportare un danno estetico, questo è generalmente meglio accettato dai proprietari per le lesioni auricolari che per altre localizzazioni.

Casi di lesioni del tartufo: La truffectomia, cioè l’amputazione di una parte del tartufo, è anch’essa un’opzione preferita per le lesioni di piccole dimensioni (stadi Tis e T1). Permette una chirurgia radicale con un obiettivo curativo. La sopravvivenza mediana dopo truffectomia è di circa 22 mesi. I risultati estetici, sebbene modificati, sono spesso considerati accettabili dai proprietari, soprattutto dopo essere stati rassicurati da foto comparative.

Limiti della chirurgia: La chirurgia radicale non è sempre possibile o appropriata. Localizzazioni come le tempie o le palpebre pongono sfide significative a causa della complessità delle ricostruzioni necessarie e della difficoltà di garantire margini sani. Per le lesioni delle palpebre, una chirurgia radicale precoce potrebbe implicare una enucleazione associata per garantire l’assenza di recidive. Allo stesso modo, un volume tumorale importante può rendere impossibile una chirurgia radicale, anche per localizzazioni solitamente favorevoli. Se i margini di escissione chirurgica sono infiltrati, c’è il rischio di recidiva e si raccomanda quindi un trattamento adiuvante. Nelle situazioni in cui la chirurgia radicale non è fattibile, può essere eseguita una chirurgia citoreducente, ma deve essere completata da un trattamento adiuvante come la radioterapia.

Radioterapia: Un’Opzione Efficace per il Controllo Locale

La radioterapia è una modalità terapeutica di scelta per il carcinoma a cellule squamose, in particolare quando l’escissione chirurgica è incompleta, per i tumori non operabili, o quando la chirurgia è rifiutata dal proprietario. Mira a distruggere le cellule tumorali mediante irradiazione. Sono disponibili diverse tecniche di radioterapia:

Radioterapia a contatto e interstiziale (Brachiterapia)

Stronzio-90: Utilizzato per tumori molto superficiali (meno di 2 mm di profondità), in particolare quelli di stadio Tis e T1. Questa tecnica eroga una dose di radiazioni localizzata e offre ottimi risultati, con una remissione del 90% dei gatti a un anno e dell’80% a due anni in alcuni studi. Gli effetti collaterali sono rari. La sua disponibilità è tuttavia limitata in Francia.

Curieteterapia (Iridio-192, Cobalto)

Implicano l’applicazione di una sorgente radioattiva direttamente a contatto con il tumore. Storicamente, venivano usati i “fili di iridio”, consentendo una dosimetria adattata al volume tumorale con risultati eccellenti. A causa dei vincoli di radioprotezione, questa tecnica si è evoluta verso la curieterapia ad alto rateo di dose, dove la sorgente radioattiva viene manipolata a distanza. I risultati sono molto incoraggianti, con oltre il 96% di risposte (di cui il 72% complete) e una durata mediana di remissione di circa 10 mesi, oltre a risultati estetici soddisfacenti. Marsiglia è uno dei rari centri in Francia a utilizzare una sorgente di cobalto per questo approccio.

Radioterapia esterna (elettroni e fotoni)

Somministrata dall’esterno del corpo tramite acceleratori di particelle. Per i tumori superficiali, gli elettroni sono privilegiati a causa della loro penetrazione limitata, consentendo una massima deposizione di dose nei primi millimetri o centimetri di tessuto.

Protocolli ipofrazionati: Comportano un numero ridotto di sedute (es. 4-5 frazioni) con dosi elevate per seduta, distanziate di circa una settimana. I risultati sono onorevoli, con circa il 50% di risposte e una mediana di remissione di 9 mesi.

Protocolli ipofrazionati accelerati: Rappresentano l’approccio più raccomandato attualmente per il SCC felino. Consistono in numerose sedute somministrate in un periodo molto breve (es. due volte al giorno, dal lunedì al venerdì, per una settimana). Questi protocolli offrono risultati molto soddisfacenti, con il 94-100% di risposte complete e durate di remissione lunghe (13-30 mesi, o anche diversi anni). Gli effetti collaterali acuti sono generalmente ben tollerati.

Stereotassica

Una tecnica più recente che utilizza una o due sedute con dosi molto elevate. I risultati preliminari sono incoraggianti, ma gli effetti collaterali acuti sono notevoli.

Ortovoltaggio

Un’altra forma di radioterapia esterna che utilizza radiazioni di energia inferiore (chilovolt), adatta per le lesioni superficiali. È disponibile a Brive la Gaillarde e nella regione parigina.

I principali centri che offrono radioterapia esterna in Francia includono Lilla, la scuola di Nantes e Créteil. Fattori prognostici importanti nella radioterapia sono la dimensione del tumore (i tumori piccoli ottengono risultati migliori) e il Ki67 (un marker di proliferazione cellulare). Gli effetti collaterali della radioterapia includono quasi sistematicamente una depilazione e una depigmentazione dell’area trattata, e sono più importanti per i tumori di grandi dimensioni.

Elettrochemioterapia (ECT): Potenziamento degli Effetti della Chemioterapia

L’elettrochemioterapia (ECT) è una tecnica innovativa che mira ad aumentare la chemiosensibilità delle cellule tumorali, anche quelle considerate poco chemiosensibili. Combina la somministrazione di un citotossico con l’applicazione locale di impulsi elettrici.

Principio: Dopo l’iniezione endovenosa (o talvolta intratumorale) di un agente citotossico (storicamente la bleomicina, ma il carboplatino è usato in Francia poiché la bleomicina non è autorizzata per questa indicazione), una corrente elettrica viene applicata direttamente sul tumore pochi minuti dopo. Questi impulsi elettrici aumentano temporaneamente la permeabilità della membrana delle cellule tumorali, consentendo una migliore incorporazione del principio attivo e, di conseguenza, un potenziamento dei suoi effetti locali.

Protocolli e Risultati: Il numero di sedute varia generalmente tra una e quattro, spesso una o due sono sufficienti. Il team di oncologia di VetAgro Sup riporta risultati molto promettenti con il carboplatino: 80% di risposte complete dopo una singola seduta e 100% dopo un’eventuale seconda seduta, con una sola recidiva osservata dopo 11 mesi su 9 gatti. Studi più ampi riportano tra il 65% e il 96% di risposte complete, con una mediana di remissione compresa tra 4 e 36 mesi. L’ECT è considerata una tecnica sicura, ben tollerata e molto efficace.

Fattori Prognostici ed Effetti Collaterali: Come per la radioterapia, il volume tumorale è un elemento prognostico importante: i tumori in fase precoce (Tis, T1) presentano risultati più favorevoli in termini di durata della remissione, e gli effetti collaterali locali (ulcerazione, sanguinamento) sono significativamente minori per i tumori piccoli.

Disponibilità e Costo: L’ECT è disponibile in un maggior numero di centri in Francia rispetto ad alcune tecniche di radioterapia, il che può influenzare la scelta. Il suo costo è indiscutibilmente inferiore a quello della radioterapia.

Fototerapia Dinamica: Un Approccio Mirato per le Lesioni Precoci

La fototerapia dinamica è una tecnica che si basa sull’applicazione topica di un fotosensibilizzatore sul tumore, seguita dall’illuminazione con una lampada che emette una luce rossa intensa.

Indicazioni e Risultati: Questo metodo è principalmente indicato per le forme in situ e i tumori di piccole dimensioni (stadi Tis a T2). Permette di ottenere tassi di risposta completa elevati, dal 85% al 100% dopo un singolo trattamento. Tuttavia, le durate di remissione sono generalmente più brevi (mediana da 3 a 5 mesi), con il 20% al 60% di recidive. La possibilità di eseguire nuove sedute in caso di recidiva è un vantaggio. I risultati estetici sono considerati perfetti.

Effetti Collaterali e Disponibilità: Gli effetti collaterali locali sono rari e limitati. Questa tecnica è meno documentata in medicina veterinaria rispetto ad altre opzioni, e la sua disponibilità in Francia è limitata, essendo più comune in Germania o in Italia.

IV.E. Altri Trattamenti e Cure di Supporto

Chemioterapia Sistemica

La chemioterapia sistemica da sola non ha mostrato efficacia significativa per il trattamento del SCC cutaneo felino, poiché questi tumori sono considerati poco chemiosensibili.

Crioterapia e Laserterapia

Queste procedure possono essere utilizzate per distruggere il tessuto tumorale in alcuni casi e sono meno invasive della chirurgia tradizionale. Sono generalmente riservate a lesioni infiltranti, nodulari o evolutive.

Retinoidi Sistemici

L’efficacia dei retinoidi sistemici è ancora da confermare e rimane meno documentata in medicina veterinaria.

Farmaci Antinfiammatori Non Steroidei (FANS)

Il diclofenac topico al 3% (Solaraze®) può essere utilizzato localmente per gestire il prurito e il dolore. Sebbene studi sui cani abbiano mostrato che il firocoxib (un inibitore selettivo della COX-2) può normalizzare la proliferazione cheratinocitaria epidermica, le prove di efficacia dei coxib nel contesto del SCC felino non sono probanti, e il loro utilizzo deve essere fatto con grande cautela a causa di possibili effetti collaterali (es: insufficienza renale).

Imiquimod Topico

Questo immunomodulatore è utilizzato per il trattamento delle cheratosi attiniche e dei carcinomi a cellule squamose in fase iniziale. Si applica due o tre volte alla settimana per sei settimane. Sebbene possa provocare una reazione infiammatoria locale intensa, con croste e ulcere inizialmente dolorose, i risultati clinici sono spesso spettacolari, con una scomparsa completa delle lesioni in poche settimane. L’uso di guanti da parte del proprietario è imperativo durante l’applicazione.

Cure di Supporto e Palliative

Indipendentemente dal trattamento scelto, le cure di supporto sono essenziali per migliorare la qualità della vita del gatto durante tutta la malattia. Ciò include una rigorosa gestione del dolore, il controllo delle infezioni secondarie e un adeguato supporto nutrizionale. Quando la guarigione non è più possibile, le cure palliative mirano ad alleviare i sintomi e a mantenere il comfort dell’animale.

Prevenzione e Diagnosi Precoce: I Pilastri di una Gestione Efficace

La prevenzione e la diagnosi precoce costituiscono le strategie più efficaci per combattere il carcinoma a cellule squamose cutanee feline.

Prevenzione dell’Esposizione Solare

Dato il ruolo preponderante dei raggi UV nell’eziologia del SCC, la limitazione dell’esposizione solare è fondamentale, in particolare per i gatti a pelo chiaro.

Evitare l’Esposizione Solare: Si raccomanda di evitare le uscite e le esposizioni dirette al sole durante le ore di massima intensità UV, generalmente tra le 10 e le 17. È anche cruciale limitare i sonnellini prolungati dietro i vetri, poiché anche il vetro non blocca totalmente gli UVA. Può essere considerata l’installazione di pellicole filtranti sui vetri.

Creme solari specifiche per animali: L’applicazione di creme solari adatte agli animali è una misura complementare importante. Si distinguono due tipi di filtri:

  • Filtri fisici: Composti da biossido di titanio e ossido di zinco, formano una barriera opaca che riflette i raggi UV. Sono resistenti all’acqua ma possono ungere il pelo ed essere potenzialmente tossici se ingeriti in grandi quantità. Richiedono meno riapplicazioni rispetto ai filtri chimici.

  • Filtri chimici: Più trasparenti, vengono immagazzinati nello strato corneo e assorbono i raggi UV. Tuttavia, si decompongono sotto l’effetto della radiazione solare e richiedono applicazioni più frequenti (almeno 3-4 volte al giorno).

In generale, i filtri fisici sono preferiti negli animali a causa di un numero limitato di applicazioni e del rischio di leccamento.

Protezioni Fisiche: L’utilizzo di indumenti protettivi può essere un’opzione in alcuni casi.

Informazione dei Proprietari: È indispensabile informare i proprietari di gatti bianchi, fin dalla più tenera età e durante le consultazioni vaccinali, dei rischi legati all’esposizione solare e delle misure preventive da adottare.

Rilevazione Precoce

La vigilanza dei proprietari e gli esami veterinari regolari sono essenziali per individuare i segnali precursori o le lesioni precoci del SCC.

Sorveglianza dei Segni: I proprietari devono essere attenti alla comparsa di gonfiori, modificazioni del colore della pelle o delle mucose, perdite di appetito o di peso inspiegabili, o cambiamenti di comportamento. Qualsiasi ulcerazione che non guarisce, crosta persistente, o ferita cronica deve indurre a una rapida consultazione veterinaria.

Esami Veterinari: Le visite regolari dal veterinario consentono una diagnosi precoce di qualsiasi lesione sospetta. Una diagnosi rapida amplia considerevolmente le opzioni terapeutiche disponibili e migliora le possibilità di successo terapeutico e la qualità della vita del gatto.

Conclusione

Il carcinoma a cellule squamose cutanee feline è una neoplasia frequente e spesso aggressiva localmente, la cui genesi è strettamente legata all’esposizione solare cumulativa e alle lesioni precancerose di cheratosi attinica. Comprendere i meccanismi patogenetici, i fattori di rischio e le manifestazioni cliniche è fondamentale per un approccio diagnostico e terapeutico rigoroso. La chiave per un trattamento efficace risiede nella diagnosi e nella gestione precoce della malattia. La chirurgia radicale rimane il trattamento di scelta per i tumori di piccole dimensioni e ben localizzati, offrendo la possibilità di guarigione. Tuttavia, quando la chirurgia non è fattibile o è rifiutata dal proprietario, altre modalità terapeutiche hanno dimostrato la loro efficacia. La radioterapia, nelle sue diverse forme (curieterapia, radioterapia esterna, in particolare i protocolli accelerati), e l’elettrochemioterapia, in particolare con il carboplatino, rappresentano opzioni efficaci per il controllo locale del tumore, offrendo alti tassi di risposta e significative durate di remissione. Anche la fototerapia dinamica offre risultati estetici notevoli per le lesioni molto precoci. La scelta tra queste diverse tecniche deve essere adattata a ogni caso individuale, tenendo conto della localizzazione e del volume del tumore, dello stato generale del gatto, delle comorbidità, della disponibilità dei trattamenti e delle preferenze del proprietario. Parallelamente ai trattamenti curativi o palliativi, le cure di supporto sono essenziali per migliorare la qualità di vita del paziente. Infine, la prevenzione primaria tramite la limitazione dell’esposizione solare e l’applicazione di adeguate protezioni, nonché la diagnosi secondaria tramite esami veterinari regolari e un attento monitoraggio delle lesioni cutanee, rimangono le strategie più efficaci per ridurre l’incidenza e la morbilità associate a questa patologia oncologica nel gatto.

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